La doratura
Consiste nell’applicazione di foglia o polvere d’oro su dipinti, legni, metalli, materiali lapidei ecc. Sugli intonaci pittorici l’adesione avveniva col metodo detto ‘a missione’, applicando l’oro su una stesura di olio di lino misto ad altri ingredienti precedentemente sottoposti a bollitura, o ‘a conchiglia’, cioè con oro in polvere addizionato di gomma arabica. Per i dipinti su tavola la foglia era applicata ‘a mordente’ quando non si prevedeva di ricorrere alla successiva brunitura, stendendola direttamente su un mordente untuoso. Si utilizzavano anche tecniche di doratura a olio, a bolo su legno (in questo caso, secondo quanto indica Filippo Baldinucci nel Vocabolario toscano dell’arte del disegno, 1681, il supporto era preparato con una stesura di gesso da doratore, quindi di bolo temperato con chiara d’uovo, essiccato e poi bagnato su cui veniva applicata la foglia poi brunita), a fiamma, a chiara d’uovo. La doratura era anche impiegata per impreziosire opere realizzate in metalli meno nobili dell’oro come il bronzo o il rame, o per porre in risalto alcune parti di manufatti in argento.
Le fasi d’intervento tradizionali:
L’ammanitura
L' ammanitura è la prima fase usata nella doratura: si tratta di ripetute, se necessario, sovrapposizioni di Gesso di Bologna e Colla di coniglio opportunamente miscelate ottenendo un impasto morbido che ne permette la stesura a pennello anche nelle ricostruzioni più piccole.Una volta indurito il composto viene carteggiato per renderlo liscio ed uniformarlo agli spessori del manufatto.L’ ammanitura è utilizzata prima della stesura del Bolo, processo precedente alla doratura vera e propria.
Il Bolo
Molto tempo fa il bolo veniva fatto utilizzando dell’argilla essiccata e successivamente ridotta in polvere al quale veniva aggiunto, a bagnomaria, della colla di coniglio rendendo l’impasto fluido per una agevole stesura.Oggi tutto questo non è più necessario dato che in commercio vengono venduti dei prodotti che facilitano il lavoro e pronti all’uso.Il bolo può essere di colori diversi a secondo della provenienza anche se il più conosciuto è quello Armeno di colore rossastro, la stessa tonalità che traspare quando le dorature di oggetti antichi realizzati con la tecnica a “Guazzo”, ovvero con la foglia d’oro sono ormai consumate.
Foglia oro
L’applicazione della foglia d’oro è una delle operazioni più difficili, non che le altre siano facili, ed è operazione effettuata solo da artigiani esperti e con esperienza.Procedendo per piccoli parti viene stesa la soluzione denominata “Guazzo” consistente in colla di coniglio addizionata ad alcol etilico la quale ha il potere di fissare la foglia al bolo.La foglia d’oro viene adagiata sul cuscino da doratore, eventualmente tagliata con l’apposito coltello e catturata per elettricità statica con il pennello di vaio il quale viene passato sul viso per caricarsi d’energia.La foglia ha uno spessore sottilissimo, toccandola con le mani andrebbe in frantumi, così come potrebbe rovinarsi da uno spiffero d’aria o da un respiro troppo affannoso……Il giorno dopo vengono rimossi con un batuffolo di cotone gli eccessi eseguite piccole applicazioni di parti non completamente coperte, un'altra attesa di un giorno per passare alla brunitura, eseguita sempre manualmente con pietre d’agata di varie forme a secondo delle parti dell’oggetto.
Brunitura
Una volta realizzata la doratura con il metodo della foglia d’oro ed atteso il tempo necessario, l’oggetto appare opaco, è allora che si interviene con la cosiddetta brunitura per brillantare e rendere lucente l’oro applicato a foglia sull'oggetto.Il procedimento è quello di sfregare con sapienza e ripetutamente la foglia con il brunitoio, per la sua particolare composizione ed essendo molto liscia permette questa operazione di brillantatura della foglia d’oro preparandola alla velatura.Esistono vari tipi di brunitoi, tutti in pietra d’agata ma di fogge diverse a secondo se si debba lavorare su fondo liscio, parti tornite, incavi ed intagli.E’ importante che la pietra d’agata sia sempre in perfette condizioni, integra ed esente anche dalla più piccola scalfittura o sbeccatura.
La velatura
La velatura può considerarsi l’ultima fase della doratura, se non viene effettuata anche la tecnica dell’invecchiamento, e viene eseguita dopo aver applicato la foglia d’oro e successivamente alla brunitura. Lo scopo è duplice, da un lato serve per dare una protezione alla doratura dall’altro viene fatto per smorzare la lucentezza della brunitura e conferire all’oro un leggero effetto patinato.Il sistema da usare varia a secondo del tipo di doratura presente e viene utilizzata dalla normale cera d’api stesa a pennello con mano leggera e successivamente lucidata, oppure alla velatura con gommalacca, che ha caratteristica di conferire all’oggetto un colore tendente al giallino.
Doratura a foglia. Interventi di restauro e di manutenzione su manufatti dorati e argentati
Restauro e manutenzione di un altare ligneo dorato e laccato
Il manufatto costituito da una base in legno laccato e dorato con pregevoli fregi floreali e faccine di putto intagliate e dorate è sormontato da un’imponente ma leggera struttura a quattro braccia che sorreggono una grande corona dorata intagliata. Il manufatto nel complesso si presentava ad un primo esame visivo in cattivo stato di conservazione. Il baldacchino, essendo stato oggetto di innumerevoli interventi di restauro, presentava pesanti ridipinture a tempera su gran parte delle laccatura, l’intera superficie dorata era stata ripassata con porporina nei punti più degradati e numerossissimi frammenti e pezzi dell’ornato floreale erano staccati
La struttura era in buone condizioni mentre le parti più deteriorate erano foglie e riccioli decorativi.
I fragili intagli che si sono rotti nel tempo sono stati ben conservati in attesa di restauro
La foglia d’oro è stata pulita dalle polveri e dalle vernici superficiali con solventi adatti
Dopo il restauro il manufatto è stato assemblato in modo da evitare per il futuro i danni dovuti al montaggio/smontaggio annuale per la processione.
Le seggiole si presentavano in cattivo stato di conservazione a causa delle numerose perdite di parti intagliate e dai danni biologici provocati dall’azione prolungata dei tarli e dalla pesante mano di porporina che occultava l’argentatura originale anche la laccatura era ridipinta da una stesura di pigmento a base di tempera color ghiaccio.
Dopo aver asportato le ridipinture a porporina e tempera abbiamo integrato le parti mancanti strutturali rifacendo l’intaglio dove mancava e con tinta neutra le lacune più piccole di pellicola pittorica preventivamente stuccate.Le cornici antiche possono essere considerate veri e propri capolavori di ebanisteria, a volte più preziosi dei quadri, ai quali fanno da felicissimo girotondo.
Nel corso dei tempi e nelle differenti zone di produzione, sono stati impiegati i materiali più diversi ed usate tecniche esecutive variegate. Infatti, troviamo cornici in legno, modanate o intagliate, patinate o colorate; cornici in stucco, maiolica o porcellana; cornici con tecniche miste in mosaico, pietre dure, in avorio corallo e tartaruga, cornici dorate o argentate a mecca.
Le vicende evolutive della cornice hanno vasta origine in Italia, già in epoca medievale. Le linnee e le decorazioni possono indicare l’epoca e lo stile di una cornice. Guglie, pinnacoli, cuspidi, archi acuti, sono elementi caratteristici delle cornici gotiche del medioevo, dove prolificava una vasta produzione di opere di culto, icone dipinte e piccoli mosaici. A partire dal XIII secolo, le relative incorniciature lignee erano in genere incastrate con la tavola dipinta, diventando parte integrante del quadro o del polittico, con una duplice funzione sia estetica che protettiva. Nel pieno rinascimento, le cornici in legno dorato ed intagliato, con inclusione di smalti policromi o di altri materiali pregiati, appaiono intorno ad opere di vario genere e carattere e nelle forme, si impongono le cornici dette a tabernacolo, o cornici a tempietto. Foglie d’acanto lavorate a tutto tondo ed intrecciate a fiori, frutti, riccioli, appartengono agli esemplari del seicento.
Le cornici del Seicento assumono andamenti mossi e pomposi, gli elementi decorativi, si moltiplicano assumendo forme naturalistiche, spesso vi compaiono esemplari di forma ovale. La cornice che ha riscontrato maggiore successo, anche nei secoli successivi, è la Salvator Rosa, detta anche pagnotta, realizzata nell’Italia centro-meridionale. Essa presenta un’alternarsi di gole dritte e rovesciate, di solito senza particolari decorazioni figurate. Alla fine del XVII secolo, le forme e gli ornati si allegeriscono, si raffinano, le cornici sono meno grandiose, ma molto eleganti, decorate con conchiglie e foglie d’acanto sottili ed allungate. Il periodo neoclassico, invece propone cornici lineari e sobrie a fascia larga con motivi a palmetta, foglie di quercia e alloro, ovuli, perlinature. Nell’Ottocento, questi stili vengono riproposti, ma si affermano procedimenti di tipo industriale,attraverso i quali vengono soddisfatte le esigenze di ricchi clienti. Si può affermare però che la presenza di abili esperti artigiani sino ai primi decenni del Novecento hanno continuato a realizzare pregevolissimi manufatti: attraverso lo sviluppo degli stili liberty ed art decò si continuano a produrre cornici di grande bellezza per l’impiego di materiali inconsueti, se non addirittura rari, come la madreperla, la cartapecora, la ceramica, l’avorio, il corallo e le pietre dure.
Intervento di restauro di una cornice dorata
Ricostruzione ex novo di una grande cornice
dorata e decorata con tecnica finto marmo
Restauro e ricostruzione con calco
Tecnica decorativa propria dell’ebanisteria, diffusa in ogni epoca con forme e tecniche diverse, il cui nome deriva dal caratteristico motivo a pergamena usato in epoca gotica. Può essere eseguito a rilievo o a mano libera, con lo scalpello per ottenere un risultato simile alla scultura a tutto tondo; la tecnica a fondo incassato consiste nel disegnare la decorazione sul legno asportando le porzioni di superficie prescelte con arnesi acuminati; può essere realizzato a sgorbia, a scalpello a punta semicircolare scavata, per ottenere scanalature parallele.
Solitamente i mobili in stile richiedono l’ausilio di abili intagliatori per scolpire figure e ornati, ma per ogni lavoro artistico alla base di quest’arte c’è il disegno, oltre alla capacità manuale, e al buon gusto. E’ inutile ricordare che l’intagliatore si distingue per i propri lavori artistici, poiché sono fatti a mano e non riproducibili in serie.
TIPI DI LAVORAZIONE:
- A tutto tondo: per definire una figura nella realtà volumetrica.
-Rilievo sul piano: si toglie la materia circostante per eseguire figure in rilievo schiacciato o stiacciato, rilievo bassissimo, simile a quello delle monete.
- Bassorilievo: le figure sono poco profonde.
- Altorilievo:le figure emergono completamente dal fondo
L'intaglio è un rilievo inciso su superfici piane. Le linee di scavo possono essere di varie profondità e dipendentemente dal tipo di intaglio e dal disegno precedentemente creato ( da 1 a 3 mm per intaglio a punta di coltello o floreale a più di 1 centimetro nel caso di intaglio gotico.).
Esistono essenzialmente tre tipi di intaglio:
Intaglio a tacche ( o a punta di coltello )
Questo tipo di intaglio si esegue su manufatti di vario tipo a superficie piana, ad esempio, piatti, scatole ecc. Il disegno è geometrico e per avere un buon risultato deve essere armonico, viene eseguito con compasso, squadretta, circoligrafo, goniometro e matita a punta sottile ( 0.5 mm ).
Dal punto di vista prettamente tecnico l'intaglio a tacche è la forma più semplice delle incisioni su legno, l'insieme di tacche consente la realizzazione di motivi ornamentali di grande pregio artistico. Questo tipo di intaglio permette già dal primo approccio di ottenere dei risultati tali da spingere l'esecutore a continuare in questa particolare lavorazione. Le opere realizzate a tacche a triangoli incisi si completano anche con linee curve o diritte più o meno profonde. E' indubbiamente un'ottima scuola per altri tipi di lavorazioni del legno ad esempio bassorilievi, scultura a tutto tondo,ecc.
Intaglio floreale
Quest'intaglio si esegue con sgorbie e scalpelli. Il disegno è soggettivo, dando libero sfogo alla propria fantasia. L'intaglio floreale e a punta di coltello possono essere eseguiti sullo stesso manufatto.
L'intaglio floreale è un intaglio decorativo. Si possono decorare piatti, scatole, cornici o addirittura creare pannelli floreali. Il disegno deve essere eseguito seguendo un certo criterio. A differenza dell'intaglio a punta di coltello, dove il disegno è geometrico e non vi sono spazi vuoti da riempire, nell'intaglio floreale il discorso cambia, il disegno deve essere studiato in modo da far si che tra un fiore e l'altro non ci sia uno spazio troppo grande da pulire o riempire punzonandolo. Quest'intaglio si può inserire contemporaneamente in un manufatto lavorato a punta di coltello. Ad esempio il fiore può essere inserito in un cerchio. I petali inseriti all'interno di un cerchio o di un rombo devono toccare gli estremi del cerchio o del rombo.
Intaglio Gotico
Il gotico è lo stile che predomina per tutto il medioevo, stile architettonico tipico dei molte tra le principali cattedrali europee. L'arte gotica non riguarda solo l'architettura: anche pittura e scultura. In questa lezione vi insegnerò a realizzare un bassorilievo in stile gotico.
L'intaglio gotico ha generalmente un disegno complesso ed è caratterizzato da vari livelli di incisione che superano il centimetro
I Legni Usati
Le essenze ( i legni ) più usati sono :
Il Tiglio ( Tilia platyphyllos ) :
Legno molto tenero a pasta bianca, molto facile da lavorare. E' un legno indicato sopratutto per le prime lezioni, poiché è molto facile da intagliare
Il Noce ( Juglans regia ) :
E' un legno pregiato. Il più usato in scultura e intaglio in Valle d'Aosta. A differenza del tiglio è duro da intagliare, molto compatto e di colore scuro, e con il passare del tempo acquista una colorazione brunita.
L'Acero ( Acer pseudoplatanus ) :
Legno bianco, molto simile al tiglio ma con le caratteristiche del noce. Legno compatto a vena fine. Di ottima lavorabilità.
Il Pino Cimbro ( Pinus cembra ) :
E' il legno più pregiato tra le conifere. Detto anche cirmolo è un buon legno da intaglio. Tenero con venature rosate. Come lavorazione molto simile al noce.
Finitura dei lavori eseguiti ad intaglio
Preparazione del legno per la finitura
Prima di applicare qualsiasi finitura è bene preparare il legno affinché possa ricevere nel modo migliore i trattamenti successivi. Il legno va pulito, rimovendo segni di matita, pelurie e parti mobili. Va tenuto presente che le finiture tendono ad accentuare i difetti, piuttosto che a camuffarli. Ad esempio, un trattamento con mordenti evidenzia in modo vistoso graffi e abrasioni causati da una non corretta levigatura, e quelli ad acqua fanno sollevare le fibre legnose. Qualunque sia il tipo di lavoro che abbiamo realizzato possiamo passare una lana d'acciaio fine o una tela abrasiva finissima, che renderanno più morbide e brillanti le superfici pur senza modificare sostanzialmente le modellature precedenti.
Mordenti
Vengono usati i mordenti per valorizzare la marezzatura di un legno e per dargli colore, di solito per scurirlo o per camuffare difetti e alterazioni. Vanno dati a pennello o a spugna e si possono dividere in quattro gruppi: ad acqua, chimici, a olio e a spirito. I mordenti ad acqua sono i più economici e vanno miscelati con acqua, graduando la quantità d'acqua e i pigmenti in base al colore che vogliamo ottenere. Vanno lasciati riposare per almeno un'ora prima dell' uso perché hanno bisogno di tempo per sciogliersi. I mordenti ad olio sono i più costosi ma hanno il pregio di non far “alzare il pelo” al legno. Altri mordenti sono quelli a spirito o ad alcool, i mordenti chimici e alla varechina.
Turapori
I turapori servono, come dice il nome, a riempire i pori del legno e a ottenere un fondo compatto e lucido su cui poggiare altri trattamenti. Hanno un tempo di essiccazione rapido e vanno quindi applicati velocemente su tutta la superficie. Dopo alcune ore si leviga con tela abrasiva fine o con lana d' acciaio, si spolvera e la superficie è pronta a ricevere la cera o la vernice.
Olio di lino
Si usa l' olio di lino crudo mescolato con alcool bianco (30%) scaldando la miscela a bagnomaria fino a che l' alcool diluisce l’olio facilitando la penetrazione nel legno. Si stende a pennello e dopo alcuni minuti si strofina energicamente con uno straccio. Si può ripetere più volte l’applicazione; la superficie saturata e rinforzata, è opaca.
La cera